La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha esaminato la Relazione della Commissione Europea sull’attuazione e pertinenza del Piano di lavoro per lo Sport 2014- 2017 e condivide gli orientamenti della Commissione Europea. Con l’occasione dell’esame della Relazione si ritiene opportuno evidenziare quegli elementi che anche alla luce del momento storico che l’Europa sta attraversando possono contribuire a migliorare l’approccio europeo alle politiche dello sport e possono fornire alcuni spunti di riflessione per lo sviluppo delle politiche a livello nazionale. A quest’ultimo riguardo, ravvisando il percorso istituzionale fin qui condiviso anche con il Governo, si ribadisce l’esigenza di riattivare un dialogo interno coordinato al fine di rendere massima l’efficacia degli interventi. Con il Trattato di Lisbona, lo sport è stato incluso tra le politiche dell’Unione europea. In base all’art. 165 del TFUE, “l’Unione contribuisce alla promozione dei profili europei dello sport, tenendo conto delle sue specificità, delle sue strutture fondate sul volontariato e della sua funzione sociale ed educativa”. L’azione dell’UE è intesa a “sviluppare la dimensione europea dello sport, promuovendo equità e apertura nelle competizioni sportive e cooperazione tra gli organismi responsabili dello sport e proteggendo l’integrità fisica e morale degli sportivi, in particolare dei più giovani tra di essi”. Inoltre, “l’UE e gli Stati membri favoriscono la cooperazione con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali competenti in materia di istruzione e di sport, in particolare con il Consiglio d’Europa”. Lo sviluppo della dimensione europea dello sport è collegato al rafforzamento della cooperazione degli Stati membri in questo settore. Nell’ultimo decennio lo sport è diventato un settore strategico con una evidente incidenza sugli obiettivi generali dell’Unione Europea, in particolare, sulla crescita economica, sulla creazione di nuovi e migliori posti di lavoro, e anche sullo sviluppo di una società inclusiva. Proprio a fronte di tali obiettivi, le Regioni e le Province autonome condividono l’esigenza di favorire le sinergie delle politiche per lo sport con gli altri settori e temi strategici europei a partire dall’istruzione e formazione, salute, politiche per l’integrazione e l’inclusione sociale, immigrazione, politiche per l’occupazione, occupabilità dei giovani ma anche protezione dei dati, concorrenza, libera circolazione ect
Un’attenzione particolare va data all’esigenza di rendere più flessibile lo strumento del piano di lavoro alle circostanze mutevoli; si pensi alla crisi dei rifugiati che introduce nuove necessità di intervento e su cui lo sport può essere strumento complementare per l’integrazione. Lo sport, si connota in modo naturale quale veicolo efficace e veloce di coesione e interazione sociale capace di incidere in modo significativo sulle sfide inclusive che lo scenario attuale ci propone oggi. Anche per questi motivi, appare opportuno rafforzare gli strumenti e le possibilità offerte dai programmi europei, a partire da Erasmus +. Sulla scorta di tali ragioni, si condivide anche l’opportunità di rafforzare le relazioni esterne dell’UE anche grazie il ricorso allo sport. Con riferimento alla metodologia del piano di lavoro, si condivide l’impianto generale e si ritiene opportuno prevedere un calendario di incontri più snello ed efficace. Si condivide l’esigenza di rafforzare il ruolo centrale del Forum europeo dello sport, introducendo riunioni annuali dei soggetti interessati, piattaforme o seminari, che coinvolgano gli Stati membri ed il movimento sportivo.
Si evidenzia l’esigenza di far coincidere il Piano Europeo per lo Sport con il periodo di programmazione finanziaria, per ottimizzare ulteriormente la programmazione e i risultati.
Governance e dialogo interistituzionale
Le Regioni e le Province autonome condividono con lo Stato la competenza legislativa concorrente in materia di ordinamento sportivo. Le competenze delle Regioni riguardano più in generale la promozione dell’attività sportiva, la diffusione della cultura della pratica delle attività motorio-ricreative e sportive, l’istruzione professionale ed attività varie riguardanti gli impianti sportivi.
Alla luce delle rispettive competenze, negli ultimi anni, il Governo assieme a Regioni, Province autonome, Enti locali e CONI hanno attivato forme di collaborazione al fine di condividere alcune priorità.ùNel 2011 fu istituito il “Tavolo nazionale per la Governance nello Sport (TANGOS)”[1].
Il TANGOS rappresentava “la sede di confronto inter-istituzionale sui molti temi che caratterizzano l’universo sportivo per integrare il complesso delle strutture organizzative, delle regole e delle strategie che indirizzano il settore dello sport nello Stato, al fine di promuoverne l’integrità, l’etica, l’efficienza, la diffusione, il valore socio-economico e salutistico. Più in particolare, svolge il ruolo di organismo di supporto tecnico – scientifico a livello nazionale nel settore dello sport, quale strumento consultivo permanente per l’indirizzo in ambito politico-normativo, la pianificazione e la programmazione strategica, le attività nei consessi nazionali e internazionali, nonché per contribuire al recepimento a livello nazionale delle normative europee in materia di governance nello sport…… Le aree di lavoro su cui si articolano le attività sono: sport sicurezza e legalità; sport e società; sport, salute e antidoping; sport e economia.” [2] Nel 2011, con D.P.C.M. del 3 novembre 2011, furono definite le linee guida del “Piano nazionale per la promozione dell’attività sportiva (PNAPAS)”. Nel 2012 e poi nel dicembre 2014, le Regioni e le Province autonome hanno contribuito alla redazione del Piano per le annualità 2012-2013 e 2014-2015”. “Il Piano si pone l’obiettivo strategico di avvicinare i cittadini alla pratica dello sport e dell’attività motoria. Più in particolare, per il conseguimento delle finalità previste, individua i seguenti obiettivi specifici: promuovere e programmare iniziative in ambito nazionale che avvicinino i cittadini alla pratica dello sport e dell’attività motoria; promuovere la tutela della salute, l’inclusione sociale delle persone diversamente abili e delle categorie deboli; ottimizzare il processo di utilizzo delle risorse, in special modo di quelle finanziarie”[3]. Il 26 ottobre 2012, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, UPI e ANCI e il CONI firmarono “l’Atto d’Intesa per una nuova governance in tema di sport”. L’Atto si proponeva di: – promuovere la cultura sportiva e la valorizzazione dell’attività motoria nelle scuole; – studiare l’impatto finanziario derivante dagli effetti positivi dello sport a livello di prevenzione sanitaria; – valorizzare, sostenere e riqualificare degli impianti sportivi italiani; – istituire un meccanismo automatico di finanziamento per la realizzazione, la messa in sicurezza e la manutenzione dei nuovi impianti; – sostenere lo sport attraverso una fattiva collaborazione tra istituzioni, federazioni e associazioni sportive; – censire l’associazionismo sportivo; – sviluppare l’occupazione nel comparto sportivo; – sburocratizzare gli adempimenti in capo alle associazioni sportive.Fra gli obiettivi più sopra elencati, l’Intesa prevedeva proposte specifiche in materia di impiantistica sportiva, fra cui la redazione di un piano quinquennale per l’impiantistica sportiva destinato non già all’edificazione di nuovi impianti bensì alla messa in sicurezza ed a norma di quelli attuali; la creazione in ambito nazionale di un catasto dinamico dell’impiantistica sportiva, un censimento dell’associazionismo sportivo.[4]– – La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha poi espresso la propria posizione sulle politiche per lo sport in occasione dell’esame di alcuni progetti di legge ed ha, inoltre, promosso approfondimenti specifici fra le Regioni. Nel giugno 2014, la Conferenza ha promosso un convegno con il CONI sul tema “Leggi regionali e spese delle Regioni per la promozione sportiva”. La Conferenza è stata poi audita il 4 dicembre 2014 presso la Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei deputati, in merito al progetto di legge (C. 1680) relativo al “riconoscimento della funzione sociale dello sport e delega al Governo per la redazione di un testo unico in materia di attività sportive”, ed al progetto (C. 1425) “Disciplina delle associazioni sportive dilettantistiche e disposizioni per la promozione della loro attività”. Il 5 luglio 2016, infine la Conferenza è stata audita presso, la Commissione 7^ del Senato della Repubblica, nell’ambito dell’affare assegnato sullo “stato di salute dello sport, con particolare riferimento alla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024”. In quella sede fu illustrata la posizione delle Regioni e delle Province autonome, poi raccolta in un documento “Posizione delle Regioni e delle Province autonome in merito allo “Stato di salute dello Sport” condiviso dalla Conferenza nella riunione del 21 luglio 2016, che forniva un quadro dello stato e della diffusione dell’impiantistica sportiva, evidenziava le maggiori criticità delle società sportive e gli interventi regionali a favore dello sport. Infine si rammenta che la Conferenza ha promosso una diversa definizione della normativa relativa all’obbligo di dotazione dei defibrillatori in ambito sportivo che a tutt’oggi resta una questione non risolta.ù Si segnala inoltre che, in alcuni settori, quali ad esempio quello dell’impiantistica sportiva, sarebbe opportuno giungere ad una più precisa delimitazione nella ripartizione delle competenze tra i livelli statale, regionale e locale. [1] Il T.A.N.G.O.S. fu istituito con D.P.C.M. 28 ottobre 2011. [2] Estratto da Piano Nazionale per la Pratica sportiva 2012. Nel 2014 è stato poi approvato il Piano Nazionale per la Promozione dell’attività sportiva per le annualità 2014 – 2015. [3] Ibidem. [4] In materia di impiantistica sportiva, nel 2007, con Legge n. 244 del 2007 fu istituito un Osservatorio Nazionale per l’Impiantistica sportiva (ONIS).